Varmo

Non distruggete le latterie, la nostra identità

di O.C.

Latteria di Gradiscutta
Latteria di Belgrado
Fin da ragazzo, quando girovagavo in bicicletta per i paesi limitrofi al mio, sono rimasto affascinato dalle frazioni di Varmo così caratteristiche e ricche di vecchi edifici, permeati di storia e di una vita semplice, a misura d’uomo, i cui ritmi erano scanditi dalla natura e dallo scorrere lento delle stagioni. Ho trascorso intere giornate girovagando per strade, viuzze e vicoletti in esplorazione di un mondo oramai quasi “estinto” dal quale mi sentivo particolarmente attratto ed incuriosito.
Inutile dire che appena ne ho avuto la possibilità, mi sono trasferito proprio a Varmo, in una di quelle frazioni che tanto amavo.
Tra gli edifici che maggiormente apprezzo, rientrano a pieno titolo le latterie. Moltissime volte, e lo faccio tutt'ora, mi sono fermato ad ammirarle dall’esterno o a sbirciare attraverso gli scuri socchiusi e i vetri appannati dal tempo cercando di esplorare con lo sguardo quei locali bui, pieni di attrezzature abbandonate che venivano usate per la lavorazione del latte. Purtroppo, non ho avuto la possibilità di vivere in prima persona quel contesto sociale e produttivo, sono arrivato tardi, quando erano ormai chiuse ed ho potuto solo immaginare le attività che si svolgevano al loro interno e la vita nel loro intorno. Quello che resta oggi sono degli edifici che hanno perso la loro funzione originaria ma che conservano la memoria di un tempo andato. Sono di certo costruzioni prive di pregio architettonico ma sono state per lungo tempo parte fondamentale della società rurale, legate ad essa in modo indissolubile. Sono memoria di una realtà e di una cultura passate, come le rovine si inseriscono nel nostro paesaggio con cui instaurano un rapporto indissolubile.
Le latterie sociali, oltre a delle realtà produttive, erano principalmente un elemento fondamentale della società rurale. La chiusura delle stalle, e di conseguenza delle latterie, ha comportato la perdita di un mondo particolare, fatto di ritmi dettati dalla natura, di aiuto reciproco, di cooperazione. Le latterie un tempo erano punto di aggregazione fondamentale per lo sviluppo socioculturale dei paesi. Anche se non più attive, le latterie come rovine, fanno sentire agli abitanti un senso di appartenenza alla storia culturale e alle proprie radici mantenendolo vivido nella memoria.
Purtroppo, di recente, l’Amministrazione Comunale di Varmo ha deciso che le latterie di Belgrado e di Gradiscutta vanno demolite, al loro posto avremo una fontanella, un’altra… Costerebbe troppo sistemarle ed è molto più semplice eliminarle, definitivamente.
Mi chiedo come sia possibile non riuscire a trovare una soluzione alternativa in un tempo in cui la gente presta sempre più attenzione alla qualità del cibo, alla filiera corta, alla tipicità dei prodotti.
Perché non provare a coinvolgere quei pochi piccoli allevamenti locali sopravvissuti per riattivare le latterie producendo tutti quei prodotti tipici della tradizione friulana e del nostro territorio che sono sempre più cercati?
Una delle latterie, risistemata, potrebbe diventare il centro produttivo attivo mentre le altre, più piccole, potrebbero essere trasformate in spacci ove, oltre a commercializzare i prodotti della latteria, si potrebbero organizzare eventi ed incontri per pubblicizzare e promuovere l’attività e riportare la gente e soprattutto i bambini in contatto con un anello un tempo fondamentale dei nostri paesi.
Non dimentichiamo poi la sempre maggiore diffusione del cicloturismo. Penso che tutti abbiano notato negli ultimi anni un aumento esponenziale di turisti in bicicletta, per la maggior parte provenienti dai paesi del nord come Austria e Germania, aggirarsi per i paesi del Friuli. Perché non attirare questi turisti anche nel comune di Varmo? Di storia e cultura degna di essere apprezzata ne abbiamo molta e le latterie potrebbero essere inserite a pieno titolo in questo percorso sfamando non solo la voglia di cultura dei turisti ma anche i loro stomaci.
Certo, si tratta di un progetto importante, richiede un investimento notevole di fondi, ma non ne vale forse la pena per preservare la nostra cultura e la nostra identità? Inoltre, se ben gestito, il progetto si ripagherà da sé nel giro di pochi anni e le nostre latterie potrebbero diventare punto di riferimento per la qualità dei prodotti nonché punto di arrivo per i turisti.
Demolire spesso è la scelta più facile ma non sempre è la più saggia per il territorio e i cittadini.
Ultimo aggiornamento: 19/04/2024 07:14