10/01/2016
Regione
La riforma delle autonomie locali della Regione FVG si ispira ai principi di adeguatezza e sussidiarietà e come tale la Regione sta continuando il percorso intrapreso nel 2013 di ripensare gli enti locali preposti all’amministrazione del territorio. In tale ambito a fine dicembre la Giunta regionale ha approvato il "Programma delle fusioni di Comuni previsto dall’articolo 8 della legge regionale 26 -2014 – Anno 2015”. Il programma stabilisce criteri e ipotesi per le unioni di piccoli Comuni per favorire la razionalizzazione e la semplificazione della geografia amministrativa regionale con la costituzione di Comuni di più ampie dimensioni. In ambito nazionale sono 20 i nuovi Comuni che sono nati (nasceranno nel 2016) mediante fusione di complessivi 57 Comuni preesistenti, mentre in Friuli Venezia Giulia fino ad oggi sono solamente tre i nuovi Comuni nati dalla fusione di sei Comuni preesistenti: Campolongo Tapogliano (2009), Rivignano Teor (2014) e Valvasone Arzene (2015). Tre progetti di fusione sono stati avviati e prossimamente si dovrebbe tenere il referendum consultivo (Monfalcone, Ronchi dei Regionali, Staranzano; Tramonti di Sopra e Tramonti di Sotto; Manzano e San Giovanni al Natisone).
Vista la sporadicità e spontaneità delle iniziative di fusione, la Regione ha deciso di inserire un disegno regionale complessivo di razionalizzazione del territorio nella legge regionale 26/2014 che introduce le UTI (Unioni Territoriali Intercomunali). Entro il 15 settembre 2015 i portatori di interessi (Comuni, ecc.) potevano formulare proposte e osservazioni in merito ai possibili processi aggregativi da avviare sul territorio. Nessuna proposta è pervenuta dal Medio Friuli, mentre ad esempio il Comune di Coseano ha inviato una comunicazione in cui chiarisce che, solo dopo l’avvio delle UTI, potrebbe essere preso in considerazione un percorso di eventuale fusione con Dignano e Flaibano. Eppure nel Medio Friuli ci sono parecchi comuni che potrebbero essere interessati da una fusione. Vediamo perché con un po’ di numeri.
I Comuni del Friuli Venezia Giulia sono 216; il numero medio di abitanti per Comune è di 5.592 (a livello nazionale, la dimensione media comunale è di 7.344 abitanti per Comune).
Complessivamente i Comuni fino a 3.000 abitanti, che l’articolo 7 della legge regionale 1/2006 classifica come “piccoli”, sono 128, il 59% del totale (i Comuni fino a 1.000 abitanti sono il 22% e quelli tra 1.001 e 3.000 abitanti il 37%), occupano una superficie superiore al 50% della superficie totale, ma hanno un numero di abitanti che corrisponde a poco più del 15% della popolazione regionale.
Si tratta dunque di Comuni che ricoprono una rilevante porzione di territorio a fronte di una quota ridotta di abitanti, mentre quasi l’80% della popolazione risiede nei Comuni delle fasce demografiche superiori a 5.000 abitanti (il 23% nei Comuni tra 5.001-10.000 abitanti e il 54% nei Comuni con popolazione superiore).
Interessante rilevare come lo studio “Analisi socio-economica per lo sviluppo di progetti di riorganizzazione sovracomunale” del 2014 rilevi come i Comuni più piccoli (fino a 1.000 abitanti) registrino una spesa pro capite più elevata della media regionale (1.556 euro contro 1.144 euro nella media 2011-2012), essenzialmente a causa della spesa pro capite per le funzioni generali di amministrazione e di gestione che è pari a 850 euro, contro un valore medio regionale di 327 euro. Inoltre, per quanto riguarda l’autonomia finanziaria, ossia la misura di quanto un Comune è in grado di far fronte autonomamente alle proprie necessità senza ricorrere a trasferimenti dallo Stato o dalla Regione, i Comuni più piccoli sono quelli meno autonomi: per i Comuni fino a 1.000 abitanti l’indicatore è pari a 36% a fronte di un valore medio regionale pari a 48%.
È interessante notare comunque che i Comuni più autonomi siano quelli tra 5.001 e 10.000 abitanti (57% tasso di autonomia), quasi a voler indicare che c’è una dimensione ottimale né troppo piccola, né troppo grande per l’autonomia finanziaria di un Comune. Un andamento simile si rileva anche per l’indicatore di autonomia tributaria, ossia la percentuale di tasse raccolte, imposte dal Comune stesso: i Comuni più piccoli si finanziano in misura minore con entrate proprie (17%), mentre il grado di autonomia più elevato si registra nei Comuni tra 5.001 e 10.000 abitanti.
Viste queste premesse, ossia bassa densità e limitata autonomia, la Regione prevede di applicare il “criterio demografico”, ossia la popolazione residente in ogni comune, tenendo conto anche del contesto geografico, storico e socio-economico delle diverse realtà territoriali, delle precedenti esperienze associative e dell’eventuale presenza di minoranze linguistiche. La soglia è stata identificata a 3.000 abitanti, che corrisponde, come detto, alla definizione di “piccoli comuni” secondo la legislazione regionale; tale soglia è stata ridotta a 1.000 abitanti per i Comuni montani.
Per il Medio Friuli si parla di molte novità ed è in quest’ottica che si devono probabilmente leggere le tante riunioni e discussioni tra i Sindaci dei vari Comuni di cui ha parlato la stampa locale alla fine dello scorso anno.
Il documento della Regione riporta che l’ambito territoriale della futura UTI Medio Friuli comprende 11 Comuni di cui 4 hanno una popolazione inferiore a 3.000 abitanti (Camino con 1.660, Bertiolo con 2.577, Mereto di Tomba con 2.709 e Varmo con 2.830) e solo uno (Codroipo) supera i 15.000 abitanti (NB tutti i dati si trovano alle pagine 37-39 del suddetto documento).
Nel Programma sono formulate tre ipotesi:
A) Si uniscono Comuni all’incirca delle stesse dimensioni determinando delle aggregazioni medie di 5/6.000 abitanti a parte Codroipo. Quindi Basiliano, Castions di Strada, Codroipo, Lestizza e Mortegliano resterebbero indipendenti e si ipotizzerebbero le seguenti unioni:
B) Si fondono i Comuni di Castions di Strada, Lestizza, Mortegliano e Talmassons (tutti con popolazione superiore a 3.000 abitanti, ma che hanno avviato uno studio sulla fattibilità di un’eventuale fusione) e Varmo si unisce al Comune di Rivignano Teor, che però è inserito nell’UTI Bassa friulana occidentale. Quindi solo Basiliano resterebbe indipendente, per cui si ipotizzerebbero le seguenti unioni:
C) Gli 11 Comuni si uniscono in 3 mega-Comuni ricalcando le aggregazioni dei subambiti definiti nello statuto dell’UTI Medio Friuli, ossia:
Inoltre il programma segnala che, data l’omogeneità dal punto di vista territoriale, demografico e socio-economico sarebbero ipotizzabili ulteriori aggregazioni anche con Comuni rientranti nella zona di pianura dell’UTI Collinare, tra i quali Flaibano.
Chiaramente si tratta solo di ipotesi che i nostri amministratori locali dovranno vagliare, per poi sceglierne una e procedere. Altrimenti provvederanno i legislatori regionali, come prevede la legge regionale n. 26 del 2014. Ad ogni modo, è chiaro che ci sarà da discutere nel Medio Friuli e che molti Comuni potrebbero vedere modificati i loro assetti già con il prossimo anno.