Mereto di Tomba

Pillole di fede dal nostro territorio

di Ilaria Mattiussi

Continuiamo le nostre interviste con i parroci del nostro territorio per riflettere, per trovare conforto nelle loro parole in questi tempi difficili e perchè forse, fra molti anni, qualcuno ci chiederà di raccontare questi giorni. Da dove cominceremo? Cosa ci sarà mancato di più nel lungo isolamento? Molti ricorderanno la mancanza della famiglia, dell'incontro, della semplice sensazione di sentire qualcuno accanto a noi. Ne abbiamo parlato con Don Giovanni Boz.
 
Con quali sentimenti sta affrontando questo periodo?
È un momento di disagio, ma anche di profonda sfida per ogni persona. In molti, durante questi anni, hanno vissuto i loro giorni con frenesia, scordando i valori alla base dell'umanità. Ci siamo spesso dimenticati di quanto valga un rapporto umano. Abbiamo macinato chilometri per accorgerci che, alla fine della nostra corsa, non avevamo guadagnato nulla.
Cosa le manca di più della vita di prima?
La presenza dei bambini, dei ragazzi e dei giovani e la possibilità di comunicare con le persone. Certo, ci sono altre vie più tecnologiche, ma fra queste e l'incontro reale c'è la stessa differenza che intercorre tra guardare un bel piatto di pastasciutta in televisione e poter gustare, invece, il suo sapore. È tutta un'altra cosa!
In questo periodo si sono interrotte le celebrazioni, dai matrimoni alle Prime Comunioni.
Sì, purtroppo abbiamo dovuto rimandare tutto. Per quanto riguarda i matrimoni, però, credo che gli sposi siano capaci di aspettare i tempi giusti. Lo spirito dell'amore, per fortuna, è sempre presente e non tiene conto di calcoli o vicende umane. Le famiglie si sono adeguate ad attendere un nuovo periodo per le Prime Comunioni. A tutti i bambini manca, però, il catechismo, così come la scuola, perché sono appuntamenti della quotidianità, dove possono incontrare gli amici ed imparare a stare insieme.
In questo periodo abbiamo dovuto salutare i defunti senza poter celebrare i funerali.
Sì, purtroppo ci siamo dovuti limitare a qualche preghiera in cimitero. Per i parenti è una doppia sofferenza, perché mancano presenza e conforto.
Dal 18 maggio sembra che, con tutte le cautele del caso, le messe potranno essere riaperte al pubblico. Come vi organizzerete?
Ci adegueremo alle disposizioni, mantenendo le distanze e indossando guanti e mascherina. Dobbiamo essere pazienti e ricordarci di come, in questo caso, il bene personale sia anche il bene degli altri.
Alcune persone, in questo periodo, si chiedono dove sia Dio.
È sempre presente e non ci abbandona mai, nemmeno quando siamo noi a dimenticarci di lui. Ci vuole bene e ci stima. Spesso l'uomo è troppo duro con se stesso e non ha fiducia nelle proprie possibilità. Dio, però, c'è e non ci considera numeri o codici fiscali, ma ci ama per ciò che siamo.
Cosa ci sta insegnando tutto ciò?
Non dobbiamo permettere alle situazioni di schiavizzarci o condizionare le nostre vite. Siamo in grado di dominare gli eventi e ritrovare la serenità nonostante tutto. Questo periodo ci porta a riflettere sul concetto di famiglia. Non si tratta di un albergo gratuito, un ristorante o un dormitorio, ma un luogo dove riscoprire valori come verità, giustizia e bene comune. Li abbiamo a lungo lasciati da parte, ma sono le basi dell'umanità.
Oggi si festeggiano le mamme, qual è il loro ruolo in questo momento?
Sono il centro della famiglia, il perno intorno al quale ruota tutto. In questo periodo i bambini soffrono molto, perché avrebbero bisogno di muoversi e incontrare i loro coetanei. Fortunate le famiglie che hanno saputo creare un ambiente dominato da amore e armonia. La mamma è il punto di riferimento: il suo nome è la prima parola che pronunciamo e l'ultima che ci accompagna alla fine della nostra vita. 
Ultimo aggiornamento: 15/04/2024 22:15