Codroipo, Regione, Agricoltura

Il punto sul contrasto alla cimice asiatica

di Redazione web

©Antonella Iacuzzi
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"L’eradicazione della cimice asiatica non la vedremo mai, ma cercare di contenere la presenza di questo insetto infestante sì.
E la soluzione potrebbe essere un organismo antagonista non autoctono ma alloctono, il cui utilizzo però deve essere autorizzato dal Governo." Lo ha affermato l’assessore regionale Stefano Zannier a Villa Manin, dove la II Commissione consiliare presieduta dal Consigliere leghista Alberto Budai ha promosso il convegno “La cimice asiatica marmorata: situazione attuale e scenari futuri”, organizzato in collaborazione con Paolo Tonello e Iris Bernardinelli del servizio fitosanitario e chimico, ricerca, sperimentazione e assistenza tecnica dell’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale (Ersa).
Ai lavori, hanno preso parte anche il consigliere regionale del M5S Cristian Sergo e il consigliere comunale di Codroipo con delega all’Agricoltura, Giacomo Mizzau, che ha sottolineato quanto il problema sia purtroppo sentito nel Codroipese.
“Si tratta di una problematica che pareva essere circoscritta a qualche focolaio, invece è esplosa in tutto il Friuli Venezia Giulia”, ha detto il presidente Budai coordinando i lavori del convegno. “La presenza della cimice asiatica si è estesa a macchia d’olio, causando il crollo della produttività delle nostre aziende agricole. A settembre, come II Commissione abbiamo ascoltato le opinioni dei rappresentanti di settore e degli amministratori locali. Abbiamo capito che c’era l’esigenza di spiegare sul territorio cosa e quanto la Regione stia facendo, amministrativamente, tecnicamente ed economicamente, per contrastare questo insetto e i danni che sta causando. Ecco perché questo convegno”, ha spiegato preannunciando che a febbraio/marzo 2020 “organizzeremo un secondo appuntamento inerente i risultati della ricerca e delle sperimentazioni iniziate in questi mesi, nonché sulle iniziative decise pro futuro”.
L’assessore Zannier ha, quindi, fatto la cronistoria dal 2014 a oggi delle azioni intraprese dalla Regione, ovvero da quando il problema si è presentato in Friuli Venezia Giulia partendo dalla Svizzera, dove la cimice asiatica è arrivata attraverso materiali edili e ha trovato casa anche in Veneto, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Lombardia arrivando fino in Piemonte.
“Perciò la situazione è conclamata e non locale”, ha rimarcato Zannier, che ha parlato dei 3 milioni di euro stanziati nel 2017 quale aiuto una tantum per indennizzare le imprese dalle produzioni perse, ma anche degli 1,8 mln messi in legge regionale di stabilità per coprire il 100% della spesa sostenuta dalle aziende per l’acquisto di reti di copertura, sino alla decisione di aprire l’accesso al Fondo agricolo di rotazione. "Il passaggio ulteriore vede tutte le Regioni interessate dal fenomeno intervenire presso il Governo, da cui stiamo attendendo il via libera a utilizzare antagonisti non autoctoni" ha aggiunto Zannier.
Intanto oggi il danno da cimice marmorata è classificato al pari del danno da grandine e visto che è assicurabile, le Regioni non prevedono sostegni economici. È stato però chiesto l’accesso al Fondo di solidarietà nazionale. "Al momento si parla di 90 milioni, ma già si sa che sono insufficienti" ha concluso Zannier.
I funzionari dell’Ersa hanno quindi illustrato la situazione regionale del contrasto alla cimice asiatica. La difesa chimica da sola non è risolutiva e le reti antinsetto se utilizzate correttamente permettono di ridurre i danni, ma si punta su antagonisti naturali che potrebbero rivelarsi nel medio periodo la chiave per contenere il problema. Ecco che allora sono state intraprese diverse sperimentazioni con la scoperta nel 2018 della presenza del Trissolcus, un parassitoide delle uova delle cimici marmorate che è autoctono, e con il lancio di 10400 insetti Anastatus bifasciatus, antagonisti naturali ma alloctoni ossia non autoctoni, su ovature sentinella e ovature spontanee per ca. 500m di siepe in un comprensorio di 5 ettari. Ci si sta perciò preparando per essere pronti nel caso in cui il Governo conceda il lancio di parassitoidi alloctoni. Il Presidente della Repubblica ha emanato un decreto (DPR 102/2019) che apporta modifiche al DPR 357/1997 e che prevede che l'immissione in natura di specie e popolazioni non autoctone possa essere autorizzata per motivate ragioni di interesse pubblico per non pregiudicare gli habitat naturali, ma che tale autorizzazione debba essere subordinata allo studio specifico del rischio che tale immissione comporta. Si vuole quindi evitare che le conseguenze dell'immissione di specie non autoctone, tanto alloctone quanto la cimice asiatica, possano essere ancor più devastanti. In questa direzione vanno gli studi intrapresi dall'Ersa e che si spera portino i primi risultati all'inizio del 2020.

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Ultimo aggiornamento: 29/03/2024 11:25