Arte e spettacoli

Silenzio da ascoltare: Maximilian Nisi racconta questi giorni

di Ilaria Mattiussi

©Azzurra Primavera
Quando l'uomo affronta periodi di oscurità, è normale che il buio scenda anche sulla parte più profonda della sua anima, quella rivolta cioè verso arte e bellezza. Il sipario non è, però, ancora calato: attori e storie aspettano solo che si riaccendano le luci.
Ne abbiamo parlato con Maximilian Nisi.

Come stai affrontando questo periodo, come uomo e artista?
Siamo stati travolti da uno tsunami. Questo virus è un nemico invisibile, pericoloso e subdolo che si nasconde nell'aria che respiriamo. Possiamo salvaguardare la nostra salute restando in casa, isolati, e vivere una vita diversa dalla quella a cui eravamo abituati. Il tempo è sospeso. Il silenzio che ci avvolge è irreale, quasi religioso. È cambiato il rapporto che abbiamo con noi stessi, con il mondo in cui viviamo, con il futuro. Tuttavia sento in profondità una speranza molto grande e l'energia che mi muove stranamente è più vivida che mai.
Come trascorri le tue giornate?
Ho aperto cassetti e armadi chiusi da anni, ho letto libri che forse non avrei mai avuto il tempo di leggere, ho visto e rivisto film. Ascolto musica, penso e mi prendo cura di me stesso. Dormo molto e mangio cose buone. Curo il mio giardino; ora so che è un bene irrinunciabile. Ho piantato alberi, potato piante, zappato. Ho scoperto che star seduti, immobili, a pensare è meraviglioso e rende l'animo leggero. La primavera infine mi sta tenendo dolce compagnia.
Cosa ti manca di più della vita di prima?
Mi manca mia madre. Mi mancano i miei fratelli, gli amici. Mi mancano persino i nemici! Mi mancano i miei colleghi, il mio lavoro. Mi manca vivere in mezzo alla gente. Mi manca viaggiare.
I tuoi spettacoli trattano spesso il rapporto fra generazioni diverse. Credi che questo momento difficile stia cambiando l'idea che abbiamo della vecchiaia e la percezione che gli anziani hanno di loro stessi?
Ho sofferto molto quando si è parlato dell'Italia come di un paese popolato prevalentemente da vecchi. Sono inorridito ascoltando il consiglio di chi cercava di convincerci ad accettare, in questa emergenza, la morte dei nostri anziani, perché 'i più esposti, i più a rischio'. Mi ha nauseato il discorso sulla valutazione anagrafica per eventuali cure: mi sono sentito profondamente offeso. La gente deve poter vivere la propria vita interamente, senza sconti e uno Stato serio deve garantire una sanità per tutti, senza discriminazione alcuna. Mi ha addolorato in questi giorni vedere e sentire persone anziane disorientate, spaventate. Sono i nostri padri, le nostre madri, i nostri nonni, i nostri amici. Sono la nostra tradizione e non soltanto un numero.
Cosa ne pensi della lettera di Pupi Avati, che invita la televisione a sconvolgere i palinsesti per inserirvi più cultura?
Penso bene. Ho sempre ritenuto, anche prima del Covid19, che più cultura in tv non farebbe male. Programmi di intrattenimento più interessanti, più utili, più intelligenti ed esteticamente più belli non potrebbero che arricchire, soprattutto in un momento come questo in cui la televisione è uno dei pochi mezzi possibili di informazione, educazione e svago. Giorni fa, ho firmato una petizione, lanciata da Piero Maccarinelli, che chiedeva alla Rai di prevedere nei suoi palinsesti la messa in onda di opere teatrali. In questo momento sarebbe auspicabile, ma proporrei, come prima scelta, spettacoli teatrali ripresi appositamente per la televisione, con regie televisive accanto a quelle teatrali, per intenderci. Per il futuro non saprei. La proposta del ministro Franceschini di creare una piattaforma Netflix a pagamento per la cultura mi sembra utopia: il teatro non può esser fatto in streaming. Il teatro è altro. Un tempo in tv c'era la grande prosa. Una sera alla settimana veniva dedicata ad un grande classico interpretato da attori teatrali e diretti da registi televisivi, non su palcoscenici ma in set costruiti all'occorrenza. Questa sarebbe un'altra cosa, ma andrebbero create le condizioni per realizzarla. Questo sino a quando non sarà possibile tornate a far teatro nei luoghi sacri che noi tutti conosciamo.
Cosa impareremo da tutto ciò?
Mi auguro un futuro diverso da questo presente triste, ma anche lontano da un passato non privo di errori. Spero in una rinascita significativa, che porti maggiore consapevolezza e capacità di ascoltare anche i silenzi. Mi auguro che la Natura e l'altrui persona vengano rispettate e i principi che regolano in modo sano le nostre vite possano essere finalmente ripristinati.

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Ultimo aggiornamento: 28/03/2024 01:48