Arte e spettacoli

Una chiacchierata con Renzo Arbore fra musica e televisione

di Ilaria Mattiussi

Ogni essere umano vorrebbe che parte della propria vita o dei propri progetti fosse ricordata. Accade, piuttosto raramente, che arte e talento, senza tempo o età, rimangano intatti fra passato, presente e futuro. È questo il caso del Maestro Renzo Arbore. Con lui abbiamo parlato di musica, televisione e molto altro, in occasione del concerto che terrà insieme all’Orchestra Italiana il 24 agosto prossimo, presso l’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro (progetto Full Agency in collaborazione con il Comune di Lignano Sabbiadoro www.ticketone.it).

Si parla di lei come Maestro, artista, pilastro della televisione italiana: chi è Renzo Arbore oggi?
Sono un uomo che ha fatto molte malefatte, come le chiamo io! Guardandomi alle spalle, sto riscoprendo le mie credenziali e le sto collezionando nel canale web, renzoarborechannel.tv, completamente gratuito.
Fra i suoi successi televisivi c’è “L’altra domenica”, legata alla nascita di “Domenica In”.
In quel periodo, si parla del 1976, c’era una forte concorrenza fra RAI 1 e RAI 2. Noi avevamo aperto i battenti a marzo, raccogliendo da subito grandi consensi. Per questo motivo nacque “Domenica In”, condotta dall’ottimo Corrado. Il nostro programma chiuse dopo tre anni e mezzo, ma la formula potrebbe essere ripresa, non da me, anche oggi. Era un rotocalco di spettacolo, arricchito da collegamenti esteri, nazionali e da feste popolari.
Durante “L’altra domenica” siete stati anche i primi a trasmettere in diretta le telefonate del pubblico.
Ugo Porcelli ed io abbiamo introdotto la formula “Da dove chiama?”: all’inizio sembrava impossibile si potesse lasciare il telefono a disposizione del pubblico. È capitato che qualcuno ci mandasse a quel paese. La prima volta ci sono rimasto male, la seconda e le successive ho inventato una domanda standard, “Da quale fogna chiama?”, che ha avuto il duplice effetto di far sorridere e dissuadere chi ci voleva offendere.
Molti dei suoi programmi sono fondati sull’improvvisazione. Quali qualità deve possedere un buon improvvisatore?
Lavorare sull’imprevisto è una mia caratteristica, da quando ho scoperto le Jam Session, momenti in cui molti musicisti suonano insieme improvvisando. Ho applicato questa formula alla parola, dalla radio alla televisione. “Quelli della notte” e “Indietro tutta” erano improvvisati, anche perché si trattava di programmi di varietà quotidiani in cui non c’era il tempo per scrivere dei copioni. Il buon improvvisatore deve avere i riflessi pronti e un’ottima cultura di base. Nel mio caso, mi sono tornati utili anche gli studi di giurisprudenza e di musica, le letture e la conoscenza dei fatti di attualità.
Lei è considerato il primo disc jockey. Cosa ne pensa della radio e della televisione di oggi?
Le radio di oggi hanno fatto una scelta tematica: c’è un canale per ogni gusto. Non ci sono più, invece, i deejay, quelli che sceglievano i pezzi e suggerivano le canzoni al pubblico. A differenza di ciò che accade in America, in Italia i programmi radiofonici di musica li fanno sempre più i cervelli elettronici con le playlist. Nella televisione c’è molta allegria, ma poche risate. Non si ride, ma si sorride, anche se la satira di Crozza è ben fatta e Frassica è una garanzia. Purtroppo si vedono pochi nuovi comici, come Zalone, che sostituiscano la generazione precedente, quella di Benigni e Verdone.
A proposito di musica, lei è stato ospite e cantante in gara a Sanremo: ha mai pensato di condurlo?
Mi è stato offerto tanti anni fa e anche in epoca più recente, ma non è una mia ambizione.
Tornerà, però, in televisione nella prossima stagione.
Sì, sto preparando due programmi per ricordare il grandissimo regista e inventore di televisione Gianni Boncompagni e un appuntamento per i cento anni dalla nascita di Renato Carosone, uno dei miei maestri. Inoltre finalmente si riderà per l’anniversario dei trent’anni di “Il Caso Sanremo - Aspettando Sanremo”, programma che avevo costruito con Lino Banfi e Michele Mirabella.
Nel 1991 è nata l’Orchestra Italiana. Fra concerti e viaggi siete cresciuti insieme.
Sono passati 28 anni: non avrei mai pensato che un’esperienza del genere sarebbe durata per così tanto tempo. Questo è proprio ciò che volevo fare da ragazzino. Quando salgo sul palco mi diverto e spero si diverta anche il pubblico.
Cosa porterà sul palco di Lignano?
Non un concerto austero, ma uno spettacolo che definirei di arte varia. Ci saranno canzoni napoletane, ma anche brani provenienti dalla televisione, qualcosa dal repertorio di Modugno, un po’ di swing all’italiana e ricordi delle mie scorribande musicali. Lo spettacolo dal vivo è fondamentale perché mi permette il contatto con il pubblico: è questa la grande scommessa. A Lignano ho già fatto un bellissimo concerto e ricordo un pubblico educato in una cittadina meravigliosa. Quando lavorerò di meno, cercherò di venirci in vacanza per qualche giorno al mare: mi piace la spiaggia ordinata, dove prendi il sole tranquillamente e mangi bene.
Qualche settimana fa abbiamo salutato Luciano De Crescenzo.
Ne parlerò durante il concerto e racconterò la sua personalità. Luciano ha cantato una Napoli che definirei di sempre. Ha parlato della bellezza fisica, del golfo più bello del mondo, del sole, del sorriso, del teatro e della musica; una Napoli per bene, signora, capitale della cultura del sud, ma moderna.
Ha frequentato radio, televisione e i palchi più noti al mondo: qual è la sua prossima avventura?
Sono un grande navigatore della rete e vorrei mettere a frutto questa mia competenza. È già attivo il mio canale renzoarborechannel.tv, completamente gratuito e presente 24 ore su 24. Il prossimo progetto a cui mi dedicherò vorrei fosse una formula nuova che unisse, in concorso con la RAI, web e tv generalista. Ritengo che questa sia la strada verso il futuro.

Ultimo aggiornamento: 19/04/2024 07:14