24/04/2025
Ricordi
Tante le reazioni per la scomparsa di papa Francesco
di Graziano Vatri
Com’era inevitabile, la morte di Papa Francesco ha dato vita ad un caleidoscopio di reazioni in cui è stato possibile cogliere molte sfumature, dai silenzi (assordanti quelli di Netanyahu e di Musk), alle espressioni di un cordoglio sincero e altre decisamente, meno. Anche dell’odio. Come quello diffuso da una esaltata trumpiana, eletta alla Camera dei rappresentati Usa, Marjorie Taylor Greene, che ha addirittura esultato alla notizia della scomparsa di Francesco. Del resto, lo stesso Presidente ha visto, a scoppio ritardato, un possibile elemento di distrazione della massa del pubblico televisivo mondiale che egli pensava di aver finito per annoiare con la propria presenza quotidiana sul piccolo schermo. Il funerale di Francesco, così, rischia di essere artificiosamente trasformato in un palcoscenico su cui battere la grancassa diplomatica cui cercano di partecipare anche Zelensky e la von der Leyen, entrambi interessati a possibili incontri con Trump. Così van le cose in un mondo sempre più imbarbarito e tra coloro che dicono di piangere un Papa che, in realtà, hanno avversato. La fortuna è che c’è la gente comune. La quale, però, al momento del voto, dovrebbe avere la memoria meno corta. Quella gente semplice e piena di umanità che, subito, ha impressionato per la reazione, non appena si è sparsa la voce. E si vedeva la commozione vera da parte di chi in Francesco ha trovato l’unica nota di speranza in un mondo sempre più travolto da venti di guerra, da ostilità, da ingiustizia, da rancore e da squallore politico. Un fenomeno mondiale se è vero che, ad esempio in Cina, immediatamente, sono stati registrati 160 milioni di collegamenti Internet dopo il diffondersi della notizia. Forte è l’interrogativo sul quanto il papa sia stato ben capito fino in fondo. Anche in Italia dove tutto viene letto con gli occhi di un’analoga mediocrità della politica e del provincialismo. Ci voleva l’ex Primate della Chiesa d’Inghilterra, Rowan Williams, per dare il senso della comprensione degli “insegnamenti in continuità” di Francesco. Il teologo anglicano ha scritto: “Abbiamo bisogno di una ‘ermeneutica della continuità’ per capire, in particolare, il rapporto di Papa Francesco con gli scritti di Papa Benedetto. È importante ripetere che la teologia del Papa era completamente sintonizzata con quella di Papa Benedetto XVI e di Papa Giovanni Paolo II. Le encicliche di Francesco applicano gli insegnamenti chiari e profondi di Benedetto alle crisi della nostra società. Entrambi i papi si collocano in una continuità di insegnamento sulla dignità e la solidarietà radicata nella visione di un’umanità costruita a immagine di Dio. Un’uniformità di comunicazione che coglie, sì, uno degli aspetti fondamentali della Pastorale di Francesco, ma che finisce anche per limitarla se non colta nella complessità del messaggio del Papa che ci ha appena lasciati. Lo stesso è stato per l’immagine dell’uomo di Pace. In realtà, Francesco era molto di più. Tutto il resto va lasciato ai nostri autorevoli commentatori nazionali. Ma non è questo il momento delle polemiche e del rischio di perdersi dietro piccole cose. Anche se abbiamo invece sentito, e continuiamo a sentire, tante letture banali e riduttive della sua figura. L’immagine di un santino più che la cifra di un richiamo all’essenza del messaggio evangelico. E Francesco non pensava solo a quelli senza casa, senza affetti o, addirittura, sotto le bombe. Perché egli era consapevole che, in una società strutturalmente iniqua, il numero degli “ultimi” è destinato a crescere permanentemente. Su un giudizio più equilibrato ed oggettivo di questo papato così complesso, lasciamo passare necessariamente un po' di tempo. Anche da questa rubrica, avremo modo di ritornare a riflettere. Adesso si impone il più profondo e sentito rispetto.